Precedente Successivo

A. Cosmici

 Con il termine "cosmici" ho voluto indicare l'atteggiamento nei confronti della morte che caratterizza il personaggio del poeta vittoriano Randolph Henry Ash. Agli occhi dei suoi studiosi e a quelli dei lettori, Ash rappresenta la capacità di superare la morte inscrivendola in un flusso eterno nel quale la vita di ogni singolo individuo si confonde ed acquista un significato universale. Ash riesce così ad esorcizzare l'aspetto drammatico della morte, facendone semplicemente una tappa di un ciclo universale. Il seguente passo illustra efficacemente questo processo di annullamento della particolarità di ogni singola vita nell'universalità del cosmo:

"A man is the history of his breaths and thoughts, acts, atoms and wounds, love, indifference and dislike; also of his race and nation (...), of accidents and the gradual action of inexorable law, of all this and of something else too, a single flame which in every way obeys the laws that pertain to Fire itself, and yet is lit and put out from one moment to the net, and can never be resumed in the whole waste of time to come." (P 9)

("Un uomo è la storia dei suoi respiri e pensieri, azioni, atomi, ferite, amori, indifferenze; nonché della sua razza e nazione (...), degli accidenti e dell'agire graduale della legge inesorabile, di tutto questo e altro ancora, una singola fiamma che obbedisce in tutto alle leggi che regolano il Fuoco stesso, e tuttavia è accesa e smorzata da un istante all'altro, e non può più essere riaccesa per tutti i secoli a venire. ") (Poss 13)

     La consapevolezza di far parte di un fuoco eterno permete alla singola fiamma di dimenticare la propia morte, la propria singola precarietà per assumere un significato superiore che la trascende. Immagini di questo tipo si ripresentano continuamente nelle lettere o nelle poesie di Ash: si tratta di rappresentazioni simboliche nelle quali il rapporto con la realtà, con i suoi aspetti ignoti e dolorosi, si compone in una visione sintetica e ciclica, e perciò rasserenante, dell'universo. Alle immgini di ciclicità e armonia riconducibili al nome del poeta - "ash", "frassino", Iggdrasil - nelle parole di Ash se ne affinacano altre che richiamano l'inarrestabile flusso della vita, il suo eterno tramandarsi malgrado la morte dei singoli individui: ecco allora che si ritrovano cascate, immagini di metamorfosi, lunghi passi dedicati alla partenogenesi. Nei seguenti versi, tratti dalla poesia di Ash Swammerdam, il poeta descrive l'unicità e ciclità della vita:

"The clue to life lay in the blind white worm
That eats away the complex flesh of men,
Is eaten by the farmyard bid who makes
A succulent dinner for another man
And so completes the circle. Life is One." (P 205) 

("Il bandolo della vita comincia dalla cieca larva bianca
che divora la complessa carne umana,
è mangiata dall'uccello da cortile che diventa
succulenta cena di un altro uomo
e completa così il circolo. La vita è Una.") (Poss 212-213)

     L'immutabilità eterna della vita costituisce, quindi,  il principio essenziale che governa l'intero universo e che garantisce all'uomo la consapevolezza rassicurante di farne parte. Nelle seguenti parole viene illustrata ulteriormente questa rappacificante sicurezza:

"Metamorphoses - he said, - are our way of showing, in riddles, that we know we are part of tha animal world." (P 280)

" (...) life, without arriving at its supreme dissolution, moulds or sheds, ceaselessly, exudes from itself all which is superfluous to it. In the case of us, terrestrial animals, the epidermis is shed incessantly. These moults which could be called a daily and partial death, fill the world of the seas with gelatinous richness which newborn life profits momently. It finds, in suspension, the oily superabundance of this common exudation, the still animated particules, the still living liquids, which have no time to die. All this does not fall back into an inorganic state but rapidly enters new organisms. (...) (I see) the inner meaning of Plato's teaching that the world was one huge animal." (P 249-250)

(" Le metamorfosi - disse, - sono il nostro modo di dimostrare, per enigmi, che sappiamo di esser parte de mondo animale") (Poss 286)

(" (...) la vita, senza arrivare al proprio dissolvimento estremo, muta e cangia la sua pelle, ininterrottamnte, espellendo da sé tutto ciò che le è superfluo. Nel nostro caso di animali terrestri l'epidermide si rinnova incesantemente. Queste mute, che potrebbero essere definite morte quotidiana e parziale, riempiono il mondo marino di una ricchezza gelatinosa di cui la vita rigenerata beneficia istantaneamente. Essa trova in sospensione, l'oleosa sovrabbondanza di questo trasudamento diffuso, le particelle ancora animate, i liquidi ancora vitali, che non hanno tempo di morire. Tutto ciò non ricade in uno stato inorganico ma penetra rapidamente in nuovi organismi (...). (Capisco) l'intimo significato dell'isegnamento di Platone per cui il mondo era un unico immanso animale.") (Poss 256)

Precedente Successivo