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La casa di Sabine: la paura di essere divorati

      Della casa di Sabine de Kercoz e di suo padre sappiamo dal diario di Sabine stessa, che la descrive dettagliatamente durante la visita che viene loro fatta dalla cugina Christabel, rifugiatasi lì per partorire. Quest'occasione la caratterizza quindi già come luogo protettivo, ma tale impressione viene rafforzata dalla natura  stessa  di questa abitazione. Sabine così ce la descrive:

"Our house is built of granite, like most of the houses on this coast, long and low, with high pointed slate roofs and pignons. It stands in a a courtyard surrounded by a high wall , to create a space of quiet inside the wind, as much as to keep out anything. Everything here is built to stand in the streaming winds and beating rain of the Atlantic (...)Our windows are deep , and high-arched, like church-windows... two deep windows (...) Outside also is a turret, with a dovecot above (...) behind the house, sheltered from the Ocean, is the orchard...walled with a wall of dry stones." (P.337)

("E una casa in granito, come la maggior parte delle case su questa costa, allungata e bassa, con tetti di ardesia alti e appuntiti, e pignons . E' posta al centro di un ampio cortile circondato da un alto muro, per creare una zona di quiete dal vento, e anche per tenere lontana quallsiasi cosa. Qui tutto è costruito in modo da resistere alle raffiche di vento e alla pioggia battente dell'Atlantico (...) le nostre finestre  sono profonde, con grandi archi, come finestre di chiesa (...) due profonde finestre (...) fuori c'e  anche una torretta, con una colombaia in alto (...) sul retro c'è un fruttetto (...) circondato da un muro  di pietre secche.") (Poss., p. 341)

     E' una casa massiccia e difensiva che si distingue per le barriere che oppone agli attacchi dall'esterno, di qualsiasi  natura essi siano. La compresenza di diverse costruzioni protettive  ne sottolinea poi ulteriormente la solidità: i muri infatti si moltiplicano a proteggere il cortile, la casa e il frutteto, a questi si aggiunge anche la torre, costruzione rappresentativa dell'isolamento femminile, sovrastata dalla colombaia. Questo meccanismo a sovrapposizione di strutture concentriche, che si ritrova anche nelle biblioteche e in altre abitazioni del romanzo, si estende ulteriormente verso l'interno della casa dove  ci sono "stanze di legno all'interno delle stanze": i letti-scatola, sulla cui descrizione e funzione Sabine si dilunga:

"These box-beds, the wooden chambers within chambers, of Brittany, are said to have been devised as protection against wolves. There are still some wolves roaming the high ground and the moorland in this part of the world. in the past, in the villages and farmhouses, it is said, these beasts used to come into the houses and snatch and carry off the sleeping infants in their cots by the hearth. So the peasants and farmers, to make quite sure of their young ones, would close them inside the box-beds and make  the door fast." (P.339)

("si dice che questi letti-scatola, stanze di legno all'interno di stanze, tipicamente bretoni, siano stati inventati come protezione contro i lupi. Ci sono ancora alcuni lupi che vagano sulle terre alte e le brughiere di questa parte del mondo(...) si dice che un tempo, nei villaggi e nelle fattorie, questi animali entrassero nelle case a ghermire e portar via i bambini addormentati nelle culle accanto al fuoco. Così contadini e agricoltori, per mettere del tutto al sicuro i loro piccoli, li chiudevano  nei letti scatola e sprangavano ben bene la porta.") (Poss., p. 342)

     Dalla giustificazione che Sabine dà della presenza dei letti-scatola, si deduce però come le ragioni addotte non siano tutte legate al buon senso e razionali; in questa terra, la Bretagna, luogo liminale di antiche tradizioni mitiche e leggendarie, la saggezza popolare della domestica Gode e del padre di Sabine sapranno coglierne le vere ragioni; così infatti continua la spiegazione di Sabine:

"Gode says this protects them (the children) also against wandering pigs with indiscriminate snouts and greedy hens who go in and out of the cottages and are not particular about what they tear or stab, an eye or an ear(...) Gode used to terrify me when I was small with these terrible stories. I was afraid of wolves, day and night (...) though Gode has held up a finger on snowy nights when  something has howled, and has said, "The wolves are coming closer; they are hungry." (P. 339)

("Gode dice che li (i bambini ) proteggono  anche dai maiali domestici, con quel loro grugno che divora tutto ciò che trova, e dalle ingorde galline che entrano ed escono dai casolari e non badano a quel che strappano o beccano, un occhio o un orecchio (...) quando ero piccola Gode mi terrorizzava con queste storie terrificanti. Avevo paura dei lupi, giorno e notte (...) Gode nelle sere nevose, quando qualcosa aveva ululato (puntava) il dito e (diceva), "I lupi si avvicinano; sono affamati"") (Poss., p. 343)

     Qui Sabine riferisce il discorso a Gode e a suo padre e sembra quindi prenderne le distanze, ma poche righe dopo ammette lei stessa di essere stata impressionata da questi racconti:

"In my childhood the fear of the wolves was hardly greater than the fear of being close in, out of the light, into a box that resembled, at times a chest or shelf in a family vault as much as a safe retreat (...) It was so dark in that bed, I cried for the light, unless I was very ill or unhappy, when I would curl up in a small ball, like a hedgehog or sleeping caterpillar, and lie still as death." (P. 339)

("Durante la mia infanzia, la paura dei lupi sovrastava di poco la paura di esser chiusi, senza luci, dentro quella scatola che assomigliava talvolta a una bara o un loculo nella tomba di famiglia, altre a un rifugio sicuro (...) era così buio in quel letto, io gridavo per avere luce, a meno che non fossi molto ammmalata o infelice, allora mi appallottolavo su me stessa, simile a un riccio o a un bruco in letargo, e giacevo immobile come nella morte.") (Poss., p. 343)

     La paura di essere divorati emerge quindi come ragione  fondamentale di queste costruzioni e per esteso di tutte le costruzioni protettive, mentre le altre motivazioni cadono così in secondo piano. Un' analoga estensione di significato avviene, di conseguenza, anche per le persone: se tutti i letti sono fatti per tenere lontani i lupi, ugualmente tutti i bambini sono fatti per essere mangiati e tutti gli uomini cattivi per diventare lupi divoratori. Grazie all'intervento di Gode e del padre di Sabine la barriera che impediva di vedere le ragioni profonde del loro agire si infrange per lasciare che tradizioni popolari, miti e realtà si confondano in un unico sapere. Queste infatti sono le parole che Sabine ci riferisce:

"In these misty lands the borderline between myth, legend and fact is not decisive, my father says, as a stone arch might be between this world and another, but more like a series of moving veils or woven webs between one room and another. Wolves come; and there are men as bad as wolves; and there are sorcerers who believe they control such powers, and there is the peasant's faith in wolves and in the need to put solid walls between the child and all these dangers." (P. 339)

("In queste terre nebbiose il confine tra mito, leggenda e realtà non è ben definito, dice mio padre, non è come un arco di pietra tra questo mondo e un altro, piuttosto come una serie di veli fluttuanti o ragnatele tessute tra una stanza e l'altra. Ed ecco i lupi; e uomini malvagi come lupi; e streghe convinte di avere certi poteri, e il contadino crede nei lupi e nel bisogno di frapporre solide porte tra il bambino e tutti questi pericoli.") (Poss.343)

     Per la prima volta nel romanzo viene data una spiegazione della presenza di ambienti chiusi e protettivi, ed essendo riferita ad una casa che è proposta come rifugio per eccellenza, sembra conseguentemente adattarsi anche a tutte le altre abitazioni protettive del romanzo. Sotto questa luce appare allora coerente la metefora usata da Blanche Glover per descrivere Ash che, nel corso della sua frequentazione con Christabel, viene assimilato a un "predone" (Poss.49), o a un "guardone" o addirittura ad un vero e proprio "lupo"(*) (Poss. 49)

     Le case quindi assumono tutte il valore di una corazza spessa e a molti strati, l'uno dentro l'altro, che impedisce al vorace predatore, "qualsiasi cosa " esso sia, come dice Sabine (Poss 341), di riuscire ad azzannare l'animaletto che ci vive dentro. Come gli attacchi dall'esterno  sono assimilati agli assalti di animali feroci, così è anche naturale che le case e il corpo umano di cui sono diretta espansione vengano spesso descritti in termini animali: l'"uovo", la "crisalide", il "bozzolo" sono infatti le metafore usate a proposito delle case o del corpo stesso delle donne presenti nel libro (v.  il sistema dei simboli dell'intimità)

     L'apparente digressione costituita dal diario di Sabine e dalle sue annotazioni intime, diventa così particolarmente importante per la comprensione dell'intero sistema simbolico del romanzo. Le storie e le leggende che Sabine racconta a proposito dei lupi sono infatti la spiegazione che l'immaginazione dà degli eventi; tralasciando le barriere temporali che porterebbero ad un'analisi separata dei diversi tipi di abitazioni, queste storie attraversano epoche diverse e affiancano tra loro dimore di ogni tempo per riunirle in un unico spazio fantastico, dove possono emergere le ragioni irrazionali dell'agire umano.

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