Multimediale sarà Lei!
di Alessandro C. Candeli

Con un certo stupore, in chiusura dello scorso anno scolastico ('96/'97) molte scuole si sono trovate a compilare progetti e minuziose schede per partecipare alla ripartizione di una sostanziosa torta: un piano triennale per arricchire le conoscenze e le dotazioni strumentali delle scuole italiane. Il ministero, lo stesso che per anni era stato percepito come il patrigno lontano, sordo e avaro, invitava presidi e insegnanti a candidare i loro istituti ad ottenere fondi per attrezzarli alla multimedialità e, per di più, prometteva una rapida (allarmante?) distribuzione del denaro.

L’iniziativa era echeggiata dai media come una ventata di rinnovamento tecnologico per rimanere al passo con l’Europa e rispondere alle richieste giovanili. La slogan, piuttosto fumoso, impiegato per catalizzare l’attenzione e sintetizzare l’operazione era: la multimedialità entra nelle scuole. Passata l’onda propagandistica, alcune scuole, le fortunate che hanno beneficiato della prima tranche di fondi, si sono trovate a decidere cosa fare dei nuovi strumenti. Il solito dilemma: adesso che ce l’hai, che cosa te ne fai?

Più o meno creativamente - disordinatamente sarebbe riduttivo e scortese - stanno cercando in questi giorni di dare vita ad iniziative autonome che si prefiggono di diffondere fra i docenti le conoscenze necessarie ad un proficuo uso didattico degli strumenti multimediali. La pista che i più stanno seguendo cerca di conciliare le indicazioni fornite dallo stesso ministero con le risorse umane interne o e le poche esterne disponibili. Il panorama appare piuttosto chiaroscurato, ma non è una novità, del resto.

In Emilia Romagna

Per fortuna nella nostra regione la situazione ha meno ombre che altrove perché da tempo i computer sono entrati in molte scuole e, soprattutto, esistono aree fortunate che si sono dotate di collegamenti alla rete INTERNET e la usano in modo proficuo e creativo sia sul versante della comunicazione a distanza che su quello della produzione di materiale ipertestuale pubblicato in rete dalle scuole per le scuole. Numerose iniziative locali più o meno note, ma sicuramente meritevoli, hanno avvicinato una élite di docenti all’uso abituale dei computer nella didattica, con generale soddisfazione degli studenti. Il materiale prodotto e disponibile in rete da tempo sui siti dell’IRRSAE ER (http://kidslink.bo.cnr.it/irrsaeeroppure http://www.bdp.fi.it/~boir0001) è corposo e talora pregevole e la sua mole va aumentando con ritmo crescente anno dopo anno, tuttavia il numero di docenti e di classi attive resta una minoranza.

Cosa fare, allora.

Primo non nuocere, dicevano un tempo e vale la pena di ripetere. Le numerose e meritevoli attività multimediali già presenti nelle nostre scuole vanno riconosciute e aiutate a crescere e a diffondersi. Non sono figlie illegittime, perché nate prima e al di fuori del piano nazionale. Al contrario, molte di loro sarebbero buoni esempi da imitare, da parte di chi ha deciso di buttarsi nella mischia soltanto ora, ma non sa da dove cominciare. Sarebbe tristissimo se, come è già accaduto, nel fervore di rinnovamento e inneggiando all’autonomia si calpestassero gli alberelli che sono cresciuti senza alcun aiuto dell’amministrazione centrale, per iniziativa di piccoli gruppi ristretti secondo uno spirito pionieristico e all’insegna di una sudata e autentica autonomia.

La nostra regione, per fortuna, non è una tabula rasa su cui tracciare i solchi per le nuove cittadelle multimediali.

Conquiste o arretramenti?

Quelle che altrove possono apparire come conquiste (a volte solo sulla carta dei giornali) da noi rappresenterebbero un arretramento. Un esempio per tutti: esiste un accordo fra Ministero della P.I. e STET che prevede cospicue agevolazioni tariffarie per le scuole e i docenti che intendono accedere a INTERNET servendosi della Telecom come ISP (Internet Service Provider). Ora accade che da più di cinque anni le scuole dell’area bolognese abbiano e usino abitualmente un accesso gratuito a INTERNET, prima attraverso il progetto Kidslink, poi anche attraverso Iperbole del Comune di Bologna. Una situazione di gratuità analoga vale da minor tempo per moltissime scuole di altre aree della nostra regione. Che vantaggio avrebbero costoro a "beneficiare" delle riduzioni tariffarie sbandierate sui giornali da MPI e Telecom? E’ evidente che più di una conquista appare una beffa.

Il vero problema in Emilia Romagna, non è partire da zero, ma allargare le esperienze di successo esistenti a quei numerosi centri minori, non solo montani, che ancora sono tagliati fuori dalle comunicazioni telematiche - uno degli aspetti più ricchi di potenzialità didattiche innovative - moltiplicando sul territorio i punti di accesso gratuiti a INTERNET in modo da affrancarli dalla servitù impediente delle telefonate interurbane.

Condividere la gestione di server locali

Il progetto Kidslink, nato in modo informale, senza l’indispensabile fumo di carte bollate, protocolli d’intesa e comunicati stampa funziona bene, ha diffuso competenze e familiarità con le tecnologie multimediali e telematiche nelle scuole che lo animano ed è stato clonato con successo già da un paio di anni, dando vita a Bellquel presso l’ITI Belluzzi di Bologna che funziona altrettanto bene. Costa poco, funziona bene ed è clonabile. Se queste sue caratteristiche non sono da considerarsi difetti, allora perché non ripetere la clonazione presso i numerosi altri istituti della nostra regione dotati di competenze adeguate e farli diventare punti d’accesso naturali e gratuiti ad INTERNET per le scuole del circondario?

Il ministero dovrebbe solo fornire a questi piccoli server un accesso gratuito alla rete pubblica educativa che fa capo al GARR (Gruppo Armonizzazione Reti Ricerca)

L’esperienza di Kidslink e Bellquel insegna che la cogestione di un server per INTERNET diffonde fra le scuole coinvolte competenza e consapevolezza delle potenzialità didattiche di questi strumenti e genera una familiarità d’uso non altrimenti raggiungibili. Alla scuola italiana non occorrono costosi dinosauri lontani e sinistri, ma poter allevare e coccolare tanti vispi gattini domestici. Molti sostengono che ci si affezioni più ai gatti che ai dinosauri e arrivano al punto di preferirli.

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Pagina a cura di: Alessandro C. Candeli - Servizio documentazione e informazione dell’IRRSAE ER.

WEB dell’IRRSAE ER: http://irrsaeer.bo.cnr.it/irrsaeer oppure http://www.bdp.it/~boir0001

WEB del progetto Kidslink: http://kidslink.bo.cnr.it