MONTE BIBELE

Il massiccio di Monte Bibele (comune di Monterenzio), costituito da numerosi rilievi minori e pianori, ha un'estensione di circa duecento ettari ed è caratterizzato da fianchi ripidi e inaccessibili, che a ovest e a est precipitano rispettivamente sui torrenti Zena e Idice. Nel V secolo a.C. la valle dell'Idice costituiva un'area di confine tra la zona occidentale, culturalmente etrusca e quella romagnola, culturalmente umbra, e rappresentava un naturale collegamento tra versante emiliano e versante toscano dell'Appennino. Nella prima metà del IV secolo a.C., all'epoca della grande espansione gallica nel nord-Italia, il fianco orientale della montagna, noto col nome di Pianella di Monte Savino, fu occupato da un abitato che si stendeva sopra una superficie di circa 7.000 mq. con pendenza variabile dal 10 al 30%. Un altro rilievo minore, il Monte Tamburino, a 200 metri a nord-ovest dell'abitato, fu utilizzato da sepolcreto.
La località era servita da strade che correvano a mezza costa ed era collegata, tramite la valle dell'Idice, a centri etruschi.
L'abitato di Monte Bibele cadde in declino tra la fine del III  e l'inizio del II secolo a.C., quando le vittorie romane sui Galli modificarono profondamente l'assetto del territorio. L'episodio più significativo di questo scontro fu la battaglia di Talamone (225 a.C.) in cui Boi, Insubri e mercenari venuti dalla Gallia furono sconfitti dai Romani. La calata di Annibale (218 a.C.) attenuò, ma solo momentaneamente, la pressione romana. Quanto a Monte Bibele, un incendio ne distrusse l'intero abitato. Tale evento ha reso possibile la conservazione di legni, cereali, legumi e frutti ridotti allo stato di carbone.