IL ROMANZO: IL GATTOPARDO  

Il romanzo, presumibilmente scritto tra il 1955 e il 1956, quindi in tempi brevi, ma a seguito di una lunga meditazione interiore, fu pubblicato nel 1958 da Feltrinelli, a cura di Giorgio Bassani. La vicenda, ambientata in Sicilia, si apre nel 1860 e racconta la storia del Principe Fabrizio Corbera di Salina e della sua famiglia. Il romanzo è in otto capitoli (o "parti", come riporta il manoscritto) e a ciascuno l'autore ha premesso una breve didascalia riassuntiva.  

LA GENESI DEL ROMANZO

Giuseppe Tomasi di Lampedusa cominciò a scrivere il suo romanzo probabilmente dopo il giugno del 1955 e terminò la prima stesura alla fine del 1956. L’opera non nasceva a caso, ma era il frutto di un’esperienza che era durata tutta una vita. Secondo la testimonianza della vedova, Lampedusa aveva già manifestato l’intenzione di comporre qualcosa, diciotto anni prima di iniziare la stesura del Gattopardo. I motivi che spinsero Lampedusa a rinviare la composizione del suo romanzo furono soprattutto i fatti esterni che condizionarono la vita dello scrittore.
Il progetto iniziale di Lampedusa era quello di narrare la giornata di un principe siciliano nel 1860; col tempo l’idea si chiarì nella sua mente e all’inizio della sua prima stesura del romanzo, Tomasi disse a Gioacchino Lanza: "Saranno 24 ore della vita del mio bisnonno il giorno dello sbarco di Garibaldi". Più tardi però si rese conto che questa organizzazione del libro era limitativa, così decise di ripiegare sullo schema di tre tappe di 25 anni: il 1860, 1885 con la morte del Principe (che è anche la morte del bisnonno e che nella finzione romanzesca diventerà il 1883) ed infine il 1910.
In uno dei primi mesi del 1956, Tomasi presentò ai suoi amici il primo capitolo, ancora senza titolo, ma in una stesura quasi definitiva. A questa si aggiunsero, una dopo l’altra fino al marzo 1957, tutte le altre parti scritte a mano su grandi quaderni formato protocollo. E' il cosiddetto "Gattopardo (completo)", come si legge nell'intestazione del manoscritto. Di questa stesura si servì Bassani per confrontarla con le parti dattiloscritte, se pure incomplete, di cui disponeva. Anche se Tomasi disse che si trattava della prima stesura del romanzo, la vedova rivelò che in realtà una stesura antecedente a questa esisteva e presentava rispetto a quella definitiva, alcune varianti.
Il manoscritto del 1957, nelle sua integrità, senza alcuna revisione, mantenendo intatta anche la punteggiatura dell’autore, venne pubblicato da Feltrinelli nel dicembre del 1969.

LA DEFINIZIONE DEL GENERE

ROMANZO STORICO, PSICOLOGICO O AUTOBIOGRAFICO?

Si potrebbe dire che il Gattopardo è troppo introspettivo-psicologico per essere solo un romanzo storico, troppo documentato sull'epoca dei fatti per essere solo un romanzo psicologico. Nelle preziose lettere a Guido Lajolo[footnote 1], Tomasi si pose il problema del proprio rapporto con il protagonista e anche quello del "genere" dell'opera.

Tempo storico e tempo esistenziale scorrano insieme all'interno del romanzo; se la componente storica non deve essere sottovalutata, tuttavia la ricostruzione delle vicende della famiglia Salina nel contesto degli anni che vanno dal 1860 al 1910 non rappresentano il fine autonomo dell'opera. Il romanzo, accentrato sulla figura del protagonista principe di Salina, col quale il narratore instaura un rapporto di "relativa" identificazione, concede poco all'oggettivismo documentario e naturalistico, mentre vi prevalgono la ricostruzione familiare e autobiografica, la ricerca psicologica, i valori simbolici.

Footnotes

1. a Guido Lajolo (31 marzo 1956):

Carissimo Guido, [...] sono accaduti due fatti importantissimi: 1, ho scritto un romanzo; 2, stiamo per adottare un figlio. Comincio dal primo e meno importante evento. [...] Immagino che il libro ti piacerà: esso è di argomento storico: senza rivelare nulla di sensazionale cerca di indagare le reazioni sentimentali e politiche di un nobiluomo siciliano alla spedizione dei Mille e alla caduta del regno borbonico. Il protagonista è il Principe di Salina, tenue travestimento del principe di Lampedusa mio bisnonno. E gli amici che lo hanno letto dicono che il Principe di Salina rassomiglia maledettamente a me stesso. Ne sono lusingato perché è un simpaticone. Tutto il libro è ironico, amaro e non privo di cattiveria. Bisogna leggerlo con grande attenzione perché ogni parola è pesata ed ogni episodio ha un senso nascosto. Tutti ne escono male: il Principe e il suo intraprendente nipote, i borbonici e i liberali, e soprattutto la Sicilia del 1860.[....]

a Guido Lajolo (7 giugno 1956):

[....] Esso è composto di cinque lunghi racconti: tre episodi si svolgono nel 1860, anno della spedizione dei Mille in Sicilia, il quarto nel 1883, l'ultimo, l'epilogo, nel 1910, cinquantenario dei Mille, e mostrano il progressivo disfacimento dell'aristocrazia; tutto vi è soltanto accennato e simboleggiato; non vi è nulle di esplicito e potrebbe sembrare che non succeda niente [....] il protagonista sono in fondo io stesso e il personaggio chiamato Tancredi è il mio figlio adottivo [...].

a Guido Lajolo (2 gennaio 1957):

[....] Non vorrei però che tu credessi che fosse un romanzo storico! Non si vedono né Garibaldi né altri: l'ambiente solo è del 1860; il protagonista, Don Fabrizio, esprime completamente le mie idee, e Tancredi, suo nipote, è Giò [....]. In quanto ai "Viceré" il punto di vista é del tutto differente: il "Gattopardo" è l'aristocrazia vista dal di dentro senza compiacimenti ma anche senza le intenzioni libellistiche di De Roberto [....].  

LA SICILIA NEL 1860

1860: I democratici con la spedizione garibaldina in Sicilia rilanciarono con successo la via rivoluzionaria per il raggiungimento dell’unità italiana. L’occasione per la conquista garibaldina del Regno delle Due Sicilie, dove dal 1859 regnava il giovane Francesco II, si presentò in seguito al fallimento dell’insurrezione di Palermo del 4 aprile del 1860. Il moto fu infatti facilmente domato, ma l’agitazione si diffuse nelle campagne, mentre un gruppo di intellettuali di orientamento democratico, tra cui Francesco Crispi e Rosolino Pilo, chiesero a Garibaldi di intervenire militarmente in Sicilia. Ebbe così inizio la preparazione materiale della spedizione dei mille volontari garibaldini, che all’alba del 6 maggio 1860 salpò da Quarto, in Liguria, e l’11 maggio approdò a Marsala (inizio del romanzo).

LE NOTAZIONI DI SINTESI CHE TOMASI PREMETTE A CIASCUN CAPITOLO

Eccole nell'ordine:

CAP. I : Il rosario e la presentazione del principe - il giardino e il soldato morto - le udienze reali - la cena - in vettura per Palermo - l’andata da Mariannina - il ritorno a San Lorenzo - la conversazione con Tancredi - in Amministrazione: i feudi e i ragionamenti politici - in osservatorio con padre Pirrone - distensione al pranzo - Don Fabrizio e i contadini - Don Fabrizio e il figlio Paolo - la notizia dello sbarco e di nuovo il rosario.

CAP. II : il viaggio per Donnafugata - precedenti e svolgimento del viaggio - l’arrivo a Donnafugata - in chiesa - Don Onofrio Rotolo - la conversazione nel bagno - la fontana di Anfitride - la sorpresa prima del pranzo - il pranzo e le varie reazioni - Don Fabrizio e le stelle - la visita al monastero - ciò che si vede da una finestra.

CAP III : la partenza per la caccia - i fastidi di Don Fabrizio - la lettera di Tancredi - la caccia e il Plebiscito - Don Ciccio Tumeo inveisce - come si mangia un rospo - epiloghetto.

CAP IV : Don Fabrizio e Don Calogero - la prima visita di Angelica - l’arrivo di Tancredi e Caviraghi - l’arrivo di Angelica - il ciclone amoroso - il rilassamento dopo il ciclone - un piemontese arriva a Donnafugata - un giretto in paese - Chevalley e Don Fabrizio - la partenza all’alba.

CAP. V: L’arrivo di padre Pirrone a S. Cono - la conversazione con gli amici e l’erbario - i guai familiari di un gesuita - la risoluzione dei guai - la conversazione con "l’uomo d’onore" - Il ritorno a Palermo.

CAP VI: Andando al ballo - il ballo: ingresso di Pallavicino e dei Sedàra - il malcontento di Don Fabrizio - in biblioteca - Don Fabrizio balla con Angelica - la cena; la conversazione con Pallavicino - il ballo appassisce, si ritorna a casa.

CAP VII: La morte del principe.

CAP VIII: La visita di Monsignor Vicario - il quadro e le reliquie - la camera di Concetta - la visita di Angelica e del senatore Tassoni - il Cardinale: la fine delle reliquie - Fine di tutto.

TRAMA

Nel maggio 1860, dopo lo sbarco dei garibaldini in Sicilia, Don Fabrizio, Principe di Salina, un aristocratico molto colto, dedito a studi di astronomia, assiste con distacco e con malinconia alla fine del suo ceto. La classe aristocratica capisce che è ormai vicina la fine della sua stessa supremazia, infatti approfittano della nuova situazione politica gli amministratori e i mezzadri, nuova classe sociale in ascesa. Don Fabrizio, appartenente ad una famiglia di antica nobiltà, viene rassicurato dal nipote Tancredi, che, combattendo nelle file garibaldine, cerca di controllare gli esiti degli eventi volgendoli a proprio vantaggio: "Se si vuole che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi".
Quando, come tutti gli anni, il Principe con tutta la famiglia si reca nella residenza estiva di Donnafugata, trova come nuovo sindaco del paese Don Calogero Sedara, un borghese di umili origini che si è arricchito ed ha fatto carriera in campo politico: è questo il simbolo della nuova classe dirigente che prende il posto della vecchia aristocrazia.
Tancredi, che in precedenza aveva manifestato qualche simpatia per Concetta, la figlia maggiore del Principe, volge ora le sue attenzioni verso Angelica, figlia di Don Calogero, che riuscirà a sposare, attratto non solo dalla sua vistosa bellezza, ma anche dal suo notevole patrimonio.
Altrettanto significativo è l’arrivo a Donnafugata di un funzionario piemontese, Chevalley di Monterzuolo, che offre a Don Fabrizio la nomina a senatore del nuovo Regno. Il Principe rifiuta sentendosi legato al "mondo vecchio" e immobile della sua Sicilia e non crede nella possibilità di un progresso storico che porti un rinnovamento.
La sua vita continua monotona e sempre più sconsolata, fino alla morte che lo coglie in una anonima stanza di albergo nel 1883, di ritorno da un viaggio a Napoli, intrapreso per sottoporsi a visite mediche .
Nella sua casa resteranno, povere custodi di inutili memorie, le tre figlie nubili, inasprite da un’esistenza chiusa e solitaria; il romanzo si conclude nel 1910.